#Approfondimenti. Finanza sostenibile: sfida o necessità ?

La finanza sostenibile, fondata sui criteri ESG, come applicazione al mondo finanziario del concetto di sviluppo sostenibile. L'idea ispiratrice è quella di garantire e generare lavoro e ricchezza nel tempo, impiegando le risorse in modo razionale, per non comprometterne la circolarità.

CSR Campagna 2021
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di Stefano Bragaglio – Ufficio Private BTL


Sostenibilità, una parola ormai entrata a far parte della nostra quotidianità. In verità, il vero soggetto a cui solitamente ci riferiamo, più che la sostenibilità, è lo sviluppo sostenibile. Esso è il punto di incontro tra: sostenibilità economica, capace di generare reddito e lavoro per il sostentamento della popolazione; sostenibilità sociale, che garantisce condizioni di benessere, salute, istruzione, democrazia e giustizia, distribuite equamente per ogni classe e genere; sostenibilità ambientale, che mantiene la qualità e la riproducibilità delle risorse naturali.


Una forma di sviluppo economico che mira alla salvaguardia dell'ambiente e dei valori sociali per le generazioni future, che ha dato vita all'economia sostenibile, mettendo le radici nella cosiddetta economia verde. In un contesto di questo tipo l’economia non è orientata solo al profitto, ma al benessere della popolazione e al miglioramento della qualità della vita.


Punto d’inizio la Conferenza di Stoccolma sull'Ambiente Umano del 1972, con la presa di coscienza dell’impatto delle nostre azioni sul pianeta e sulla qualità delle nostre vite. Altre tappe - il Millenium Summit del 2000 a NY o la Conferenza Onu di Rio nel 2012 - sviluppano successivamente le argomentazioni non più solamente “green”, ma arricchite con temi a carattere sociale e di buone condotte aziendali. Si giunge infine al 2015, al Summit delle Nazioni Unite dove viene sottoscritto da 193 Paesi membri dell’ONU il documento che include 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, OSS (in inglese: Sustainable Development Goals, SDG), interconnessi e definiti come strategia "per ottenere un futuro migliore e più sostenibile per tutti". È l’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile, dal nome della carta che sancisce lo stretto legame tra benessere umano, salute dei sistemi naturali e la presenza di sfide comuni per tutti i paesi e introduce i temi di buona governance e di impatto sociale positivo al pari con il tema già assodato del rispetto e salvaguardia dell’ambiente (ESG, Environment Social Governance).


Grazie a ciò, tantissime organizzazioni hanno da tempo iniziato ad adottare il cosiddetto ‘bilancio integrato’ che unisce la rendicontazione delle attività finanziare con quella delle attività non finanziarie, il bilancio sociale e la Dichiarazione Non Finanziaria (DNF).


Ovviamente non è trascurabile l’aspetto finanziario delle organizzazioni; per contribuire al meglio ad uno sviluppo sostenibile esso è considerato come il motore principale: senza la spinta dei flussi economici e monetari sarebbe impossibile anche solo pensare ad un cambiamento radicale delle abitudini e delle decisioni imprenditoriali volte a svilupparsi in modo sostenibile.


Per questo motivo è nata la finanza sostenibile, fondata sui suddetti criteri ESG, come applicazione al mondo finanziario del concetto di sviluppo sostenibile. L'idea ispiratrice è quella di garantire e generare lavoro e ricchezza nel tempo, impiegando le risorse in modo razionale, per non comprometterne la circolarità.


L’economia circolare consiste infatti nell’allungare il ciclo di vita dei beni e dilatarne i tempi di utilizzo, mediante condivisione, riutilizzo, riparazione e riciclo di materiali e prodotti. Una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto, laddove possibile, vengono reintrodotti nel ciclo economico e possono essere continuamente riutilizzati all’interno del ciclo produttivo generando ulteriore valore. I principi dell’economia circolare contrastano con il tradizionale modello economico lineare, fondato su uno schema opposto: estrarre, produrre, utilizzare e gettare.


Nel concreto, nella finanza sostenibile, si indirizzano i capitali verso attività che non solo possano generare un plusvalore economico, ma che siano al contempo utili alla società senza superare le capacità di carico del sistema ambientale. Questo la rende diversa dalle operazioni meramente finanziarie.
Da non confondere con la finanza etica, nella quale rientrano anche scelte di investimento basate su motivazioni religiose, ideologiche, politiche, che non necessariamente possono essere razionalmente giudicabili "sostenibili" e nell'interesse delle nuove generazioni.


Ma come avviene concretamente la scelta delle azioni societarie da mettere nei portafogli ESG?


Con criteri negativi si escludono società che posseggono condizioni non accettabili, come la produzione di armi o lo sfruttamento di lavoro minorile.
Si applicano, invece, criteri positivi, quando la selezione dei titoli comprende aziende per le quali sia prassi consolidata l'applicazione di comportamenti socialmente responsabili, di codici etici di comportamento e di condotte positive di corporate governance. Si parla in questi casi di approccio “best in class”, che si basa appunto sulla scelta di imprese che, all'interno del settore di appartenenza, si distinguono per l'elevato profilo ambientale o sociale.


Di recentissima emanazione è invece il regolamento Europeo SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation), che regola in modo stringente le caratteristiche dei prodotti finanziari sostenibili e l’informativa al pubblico degli stessi da parte dei soggetti che li emettono.
Per quanto riguarda gli obblighi informativi, i soggetti interessati dovranno rendere noto, tramite i propri canali comunicativi (e sull’informativa precontrattuale), le informazioni relative alle politiche intraprese per integrare le società ad alta sostenibilità nei loro percorsi di investimento.
Inoltre, nell’informativa precontrattuale, dovranno evidenziare i possibili effetti che i rischi di sostenibilità potrebbero avere sul rendimento dei prodotti finanziari proposti alla clientela.


La vera novità è che con l’entrata in vigore di questo regolamento si ribalta la logica: i gestori che non propongono alla clientela investimenti sostenibili, saranno obbligati a darne adeguata spiegazione. Per questo motivo il regolamento spingerà i gestori ad investire principalmente in attività sostenibili.
Il regolamento SFDR divide inoltre i prodotti finanziari in due categorie: la prima raggruppa tutti gli strumenti finanziari che “promuovono caratteristiche ambientali o sociali, o una combinazione di tali caratteristiche”. La seconda, invece, accoglie i prodotti finanziari che hanno come obiettivo investimenti sostenibili o quelli che puntano alla riduzione delle emissioni di carbonio.


I prodotti finanziari che non è possibile ricondurre a nessuna delle due categorie non sono classificabili come investimenti adeguati.
Stiamo assistendo pertanto ad una presa di coscienza collettiva che mira ad uno sviluppo meno sfrontato di quello a cui ci siamo abituati negli ultimi decenni, aiutato dalla finanza sostenibile che ha il compito di distribuire i flussi economici verso le attività e i paesi più meritevoli.
Se essere “best in class” diventa una prerogativa per ottenere fondi e per essere scelti dalle maggiori case di investimento globali, va da sé che vi sarà una rincorsa all’efficienza che accelererà ulteriormente lo sviluppo sostenibile.


Sarà una sfida complessa per le aziende che allo stato attuale hanno modelli di business non adeguati o che risiedono in paesi con un basso livello di democrazia o di inclusione sociale. Potrebbe esser economicamente vantaggiosa l’apertura di start up innovative piuttosto che un adeguamento di grandi aziende produttive con macchinari obsoleti ed inquinanti.


Numerosi studi internazionali effettuati da soggetti indipendenti tendono a dimostrare però che l'investimento responsabile non comporta per forza rinunce in termini di rendimento, ma che anzi le organizzazioni più sensibili all’argomento siano anche le più economicamente performanti. Occorre tener conto che gli investimenti responsabili sono investimenti pazienti ed è plausibile che riescano a dare dei rendimenti migliori in periodi medio-lunghi.


Anche il contesto governativo sarà fondamentale; i paesi dovranno collaborare attivamente per facilitare questa transizione, sia con nuove normative che con provvedimenti economici.


La strada è ancora lunga ma la direzione verso un obiettivo globale di sviluppo sostenibile sembra essere l’unica percorribile per garantire un futuro roseo per le generazioni che verranno. La finanza sostenibile è la scintilla che attiverà il cambiamento.